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venerdì 15 novembre 2013

Il dolore di scrivere

Non ho idea se per tutti è lo stesso.

Scrivere, per me, è insieme un piacere, e un dolore.

Oggi vi parlo del dolore.

Quando mi siedo, e comincio a scrivere, lo faccio perché sento l'esigenza di trasmettere agli altri una storia, con personaggi, emozioni, dettagli precisi, che sono tutti contenuti dentro di me.
Nella mia testa non c'è magari la forma compiuta di ogni cosa, ma per qualsiasi domanda che mi possa porre su un personaggio, una situazione, una parte della storia, ho pronta nella mia mente la risposta, che magari si forma da sola nel momento stesso in cui la domanda viene posta.

Io conosco esattamente ogni emozione, ogni sfaccettatura, perché sono essenzialmente mie, frutto della mia mente, ben chiare in me.

Ma nel momento stesso in cui scrivo una serie di frasi, che tentano di descrivere tutto quello che ho dentro, ecco che inizia il dolore. Perché tradurre un'emozione, una storia, un sentimento, in parole scritte, che rendano a chi le legge le stesse emozioni, la stessa storia, lo stesso esatto sentimento che io provo, è compito quasi impossibile.

E dunque, il risultato è sempre un'approssimazione, un'ombra di quello che ho dentro, appena accennata, insufficiente, non soddisfacente, e quindi, inevitabilmente, dolorosa. Persino quando rileggo la frase, il frammento di racconto che ho appena scritto, e lo trovo magari perfetto, c'è comunque il dubbio che quello stesso concetto, a me chiaro, non sarà recepito totalmente dal lettore.

Non è certo un dolore insopportabile. Semmai, un vago senso di fastidio, di frustrazione a volte, che mi accompagna sempre, specialmente quando arriva il momento di mettere la parola fine al racconto, quando si avvicina il confronto con chi lo leggerà.

Persino questo semplice e breve articolo. Sarà compreso? Sarà chiaro quello che intendo?

Ancora di più i racconti, dove il desiderio è quello di trasmettere qualcosa, sia in maniera diretta, con lo scorrere naturale della storia, sia in maniera indiretta: più sottilmente, quasi nascondendolo per chi abbia la voglia di grattare sotto la superficie.

Ma non fa niente. Perché in fondo tutto nella vita è un po' gioia e un po' dolore.

Se non altro tutto quello per cui, vale la pena di vivere!

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