Impressioni di lettura: "La leggenda del drago d'argento" di Paolo Massimo Neri
Anche se la fantascienza è il mio filone preferito, il fantasy segue da vicino. Senza contare che molto spesso il confine tra i due non è così chiaro. Non è questo il caso, qui siamo di fronte a un fantasy di stampo piuttosto classico, con nani, elfi, draghi e tutto il contorno. Ma proviamo ad andare con ordine.
Partiamo dall'ambientazione di base. Siamo in un mondo di tipo tolkeniano, ci sono infatti almeno alcune delle tipiche razze che ormai caratterizzano questo genere di fantasy: nani, elfi, draghi, umani, nonché rappresentati delle forze oscure e demoniache di vario tipo.
Tuttavia, anche se ritroviamo la struttura principale (elfi e nani non vanno molto d'accordo ad esempio), ci sono differenze non insignificanti tra i due mondi. Mi è piaciuto molto ad esempio il modo in cui sono descritti gli elfi nel secondo episodio, molto più realistico e interessante rispetto a quello che generalmente siamo abituati a incontrare nei libri fantasy di stampo classico come questo. Differenze a volte sottili ma che cambiano totalmente il punto di vista.
Sono presenti richiami già familiari a chi di fantasy ne legge a mucchi, compresa la magia, anche se in una forma che ha origini un po' diverse dal solito. Abbiamo una sorta di confederazione, una scuola dove i giovani più valorosi vengono addestrati in previsione del prossimo scontro con il nemico. Un'ambientazione insomma che attinge a piene mani dal fantasy tradizionale e non, miscelando elementi in maniera a mio avviso convincente e combinandoli in un mondo originale.
Anche la trama non si allontana dalla tradizione: una vera e propria "cerca", una quest insomma, o forse potremmo dire l'intreccio di varie quest, che portano un gruppo di giovani eroi verso l'avventura. I nemici, almeno nei primi due episodi, non sono solo quelli che ci si potrebbe aspettare, ma si annidano anche tra le file di quelli che dovrebbero essere gli alleati dei ragazzi. Anche questo tutto sommato è un elemento classico per il genere. Non mancano gli aspetti "rosa" e questo è un elemento di diversità con il filone tradizionale.
Al di là di ambientazione e trama, i due libri si leggono con gusto, sono scritti con un'attenzione e una professionalità superiore alla media e mi hanno avvinto abbastanza da sentire l'immediato bisogno di leggere il secondo non appena finito il primo.
Attendo con piacere il terzo episodio, e ve ne consiglio la lettura se il fantasy è un genere che siete capaci di apprezzare.
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