Impressioni di lettura: Anna di Cetta De Luca
Dopo aver letto "Quella volta che sono morta", non sapevo bene cosa aspettarmi da questo libro di Cetta De Luca. Ero dunque abbastanza preparato ad affrontare qualunque cosa. Nonostante questo, è riuscito a sorprendermi.
Anna, infatti, non assomiglia affatto al libro che ho citato sopra. Neanche nello stile di scrittura, meno che mai nel tipo di storia. Ma diciamolo, non ho di che lamentarmi.
Vi ho detto quello che non c'è. Era la parte più facile. Perché per parlare di quello che c'è, nonostante le dimensioni ridotte del libro, non certo un tomo da mal di testa, ci vorrebbero forse più pagine di quelle di cui lo stesso è composto. Perché è così, quando le parole fanno bene il loro lavoro, il compito di commentarle si fa complesso.
Ma provo a dare un'idea. Prima di tutto bisogna tornare indietro di quasi cento anni. Un'avventura, specialmente per chi è più giovane di me. E Cetta ci fa entrare nelle scarpe di una donna di allora, per la verità un po' speciale, ma in quel modo in cui lo dovevano essere in molte. E si inizia la danza. Che è fatta di una storia d'amore, incerta e sofferta all'inizio, poi improvvisamente felice. Fatta di vita quotidiana, di politica dell'uomo comune, di gesti antichi, di riti. Fatta di grandi e piccoli errori, e tragedie, e guerra.
Fatta soprattutto dell'attesa, della sospensione di una amore, dell'orgoglio di Anna, in un miscuglio incredibile che solo nella vita vera si può osservare, e più di rado nei romanzi.
Una storia che si fa leggere, scritta con un stile che già di suo ci riporta indietro nel tempo, per farci in qualche modo un po' rivivere certe passioni, certe sofferenze, certe situazioni che dobbiamo cercare di non ritrovarci ad affrontare in futuro. Ma in questo tuffo nel passato i personaggi assumono caratteristiche di assoluta modernità, perché in fondo, con schemi di comunicazione diversa, con modi e riti del tutto scomparsi, gli uomini e le donne di allora non provavano certo sentimenti di altra natura da quelli che oggi proviamo anche noi.
Lettura gradevole che mi piace associare a quella fatta di recente del libro di Marco Proietti Mancini, "Da parte di padre", un po' perché anch'esso ci riporta indietro nel tempo, un po' per lo stile narrativo che esplora con arte sentimenti e luoghi.
Su questa autrice "indie e non solo", finirò per tornare ancora. Nel frattempo leggetevi Anna.
Anna, infatti, non assomiglia affatto al libro che ho citato sopra. Neanche nello stile di scrittura, meno che mai nel tipo di storia. Ma diciamolo, non ho di che lamentarmi.
Vi ho detto quello che non c'è. Era la parte più facile. Perché per parlare di quello che c'è, nonostante le dimensioni ridotte del libro, non certo un tomo da mal di testa, ci vorrebbero forse più pagine di quelle di cui lo stesso è composto. Perché è così, quando le parole fanno bene il loro lavoro, il compito di commentarle si fa complesso.
Ma provo a dare un'idea. Prima di tutto bisogna tornare indietro di quasi cento anni. Un'avventura, specialmente per chi è più giovane di me. E Cetta ci fa entrare nelle scarpe di una donna di allora, per la verità un po' speciale, ma in quel modo in cui lo dovevano essere in molte. E si inizia la danza. Che è fatta di una storia d'amore, incerta e sofferta all'inizio, poi improvvisamente felice. Fatta di vita quotidiana, di politica dell'uomo comune, di gesti antichi, di riti. Fatta di grandi e piccoli errori, e tragedie, e guerra.
Fatta soprattutto dell'attesa, della sospensione di una amore, dell'orgoglio di Anna, in un miscuglio incredibile che solo nella vita vera si può osservare, e più di rado nei romanzi.
Una storia che si fa leggere, scritta con un stile che già di suo ci riporta indietro nel tempo, per farci in qualche modo un po' rivivere certe passioni, certe sofferenze, certe situazioni che dobbiamo cercare di non ritrovarci ad affrontare in futuro. Ma in questo tuffo nel passato i personaggi assumono caratteristiche di assoluta modernità, perché in fondo, con schemi di comunicazione diversa, con modi e riti del tutto scomparsi, gli uomini e le donne di allora non provavano certo sentimenti di altra natura da quelli che oggi proviamo anche noi.
Lettura gradevole che mi piace associare a quella fatta di recente del libro di Marco Proietti Mancini, "Da parte di padre", un po' perché anch'esso ci riporta indietro nel tempo, un po' per lo stile narrativo che esplora con arte sentimenti e luoghi.
Su questa autrice "indie e non solo", finirò per tornare ancora. Nel frattempo leggetevi Anna.
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