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giovedì 2 ottobre 2014

FUORI DAL LIBRO Capitolo II – Le storie

Questo articolo esce contemporaneamente su quattro blog:








FUORI DAL LIBRO

Capitolo II - Le storie

(Martin) Chiamatemi Martin, Martin Juppiter. Non è il mio vero nome, ma tanto, qui, di vero cosa c'è?

(Iolanda) Martin Juppiter, temo non ci sia nulla di vero qui, hai ragione, noi siamo menzogne calate in questo parco immaginario.
Tu da dove vieni? Come era la tua vita prima di arrivare qui?

(Martin) La mia vita era normale. Cioè non proprio. Stavo bene, la gente comprava i miei libri, c’era Juliette… Accidenti, ma perché sto usando il passato? Questa specie di incubo mi sta facendo impazzire. La mia vita c’è ancora, basta che mi svegli, basta che questa cosa finisca. Lo sentite anche voi, no? Che è solo una sorta di sogno.

(Iolanda) Martin Juppiter, non credo che questo sia un sogno. Ci troviamo in una realtà diversa, certo, ma è pur sempre una realtà. Non ti angosciare, fatti coraggio.

(Antonio) Neanche io penso che sia solo un sogno, anche se tutto è molto strano. Per dire, voi per caso avete appetito?

(Martin) Come potete pensare a una cosa del genere adesso?

(Antonio) Be’, io comincio a sentire un filino di fame. E questo non sembra deporre a favore dell’ipotesi del sogno. Succede solo a me?

(Iolanda) Ora che mi avete liberato dalle catene che mi opprimevano, sento di essere tornata di nuovo alla vita. Antonio, anch'io ho fame, ma cosa potremmo mangiare qui?

(Martin, allargando le braccia) Non vi capisco. siamo in un sogno, o, peggio, in un incubo, se non addirittura in una realtà diversa dalla nostra e voi avete fame? A me si è chiuso lo stomaco.

(Iolanda) Martin, non conosco la tua realtà, così come non capisco quella di ognuno di voi. Il vostro abbigliamento è strano, anche il modo di esprimervi. Il vostro linguaggio è diverso dal mio. Eppure lo comprendo. Cosa ci sta succedendo? E tu, Martin, vuoi provare a spiegarmi a quale realtà appartieni? Cosa fai nella vita? Anche a te piace andare nel bosco a raccogliere bacche per ricavarne tisane? Oppure fai un altro mestiere?

(Martin) Senta signorina, cioè, senti Iolanda, cosa intendi con questi discorsi? Mi sembra che se qui c’è qualcuno di strano quella sei tu, e non tanto per i vestiti.

(Iolanda) Non lo so cosa vuoi dirmi, Martin, mi sento così confusa. Tra voi sono io la persona diversa ma non riesco a rendermi conto di niente. A te non piace andare in giro per i campi a raccogliere le erbe? Fai qualche altro lavoro? Modelli il legno?

(Martin) A raccogliere le erbe? Quando ero bambino mi ha portato mio nonno, una volta. Ma sono caduto in mezzo all’ortica e non ci sono andato più. (Sbuffa) E certo che faccio un altro lavoro. Scrivo. Libri. Perché mi guardi così? (Si volta verso il prof e Antonio a cercare comprensione, poi torna a guardare Iolanda). Libri: sai cosa sono, no?

(Professore) Aspetta Martin, la signorina Iolanda è turbata, credo che i nostri discorsi le siano poco chiari.

(Voce narrante) La giovane rimane immobile. Lo sguardo perso, come se fosse alla ricerca di qualcosa di indefinito.

(Martin, rivolgendosi al prof e accennando con il capo a Iolanda) Non si sarà mica… insomma non sarà sotto l’effetto di qualche roba?

(Antonio) A me pare solo molto confusa. D’altra parte, se questo non è un sogno, o un’allucinazione, se voi siete reali, allora qualcosa di molto strano ci è accaduto. Io sono molto razionale, devo trovare sempre una ragione e un motivo per tutto, vogliamo provare a capire insieme? 
Per cominciare potremmo confrontare le nostre esperienze, da dove veniamo, come è il mondo che conosciamo, così tanto per capire se condividiamo almeno le stesse esperienze generali…

(Professore) Hai ragione, Antonio. Vuoi cominciare tu, Martin?

(Martin) Vengo dalla città di ***, dove sono nato e ho sempre vissuto. Ero nel mio studio, ve l’ho detto, e all’improvviso è sparito tutto, mi sono trovato in un parco, ma non il solito parco con a fianco la solita strada: intorno a me non c’erano che erba e alberi. Mi sono inoltrato lì, del resto ERO lì, che altro potevo fare? Subito dopo ho incontrato il professore e insieme siamo arrivati qui. Per quanto riguarda le mie esperienze ecco: dopo la laurea ho iniziato a pubblicare dei racconti e anche dei romanzi, ma intanto lavoravo, prima come postino e poi come responsabile del reparto romanzi di avventura della libreria Oltrebook; quando un mio libro ha avuto un discreto successo e mi ha fatto guadagnare abbastanza da lasciare l’impiego ho iniziato a dedicarmi solo alla scrittura. Tutto qui. Non c’è mai stato niente di strano nella mia vita, fino ad oggi.

(Professore) Quindi anche tu sei uno scrittore… E cosa scrivi, Martin?

(Martin) Romanzi di avventure, mistery. A volte sono in mostra nelle vetrine delle librerie. Almeno lo erano fino a qualche tempo fa.

(Professore) Romanzi, capisco… Una volta che questa storia sarà finita, avrai un buono spunto per un nuovo libro.

(Voce narrante) La giovane Iolanda è rimasta in silenzio, gli occhi fermi sul viso dei suoi compagni che continuano a parlare. Li ascolta, ma quei discorsi sono incomprensibili per lei. Quella realtà le è ancora più ostile di quanto non lo sia per gli altri tre.

(Iolanda) Perché parlate così? Che significato hanno le vostre parole? Mistery, romanzi, postino? Questo mio sogno mi sta diventando intollerante davvero. 
Perché io sto sognando, non ci sono dubbi.

(Martin, sospirando) Abbiamo stabilito che non è un sogno. (Borbotta fra sé) Forse. O forse no.

(Antonio) Raccontaci di te Iolanda, da dove vieni, cosa fai nella vita, quanti anni hai, forse capiremo il motivo per cui ti sembriamo tanto strani.

(Iolanda) Cosa potrei dirvi di me? Sono una ragazza semplice, mi piace correre nei campi, attraversare i boschi. Lì trovo sempre le mie erbe, quelle che la vecchia mi ha insegnato a separare dalle altre, per preparare i medicamenti. La mia vita era felice. Poi, all'improvviso, sono venuti da me. Non li conoscevo. Mi hanno legata e portata lontano. Mi hanno spinto dentro. Non riesco a ricordare tutto ciò che ho subìto a causa di quelli di cui neppure io conosco il nome. So soltanto che sono stati crudeli con me. I miei capelli... Vedete? Me li hanno tagliati.

(Voce narrante) La giovane si piega sulle ginocchia, inizia a singhiozzare. Con le mani si strofina la testa, come se volesse ritrovare i capelli lunghi di un tempo.

(Professore) Povera ragazza… Visto? Che vi dicevo? Mi sembra evidente che la nostra Iolanda non appartenga al nostro tempo. Ci troviamo in questa strana situazione, noi tre fuori dal nostro contesto, lei addirittura fuori dal suo tempo. Per quanto bizzarro ci possa sembrare, lo dobbiamo accettare, prima lo faremo e prima saremo in grado di capire come uscire da qui, o almeno come comportarci. Forza, Iolanda, calmati adesso, nessuno di noi ti farà del male, e i tuoi capelli ricresceranno. Anzi (parlando fra se), forse c’è un modo per capire da dove, o meglio, da “quando” vieni. (Rivolto a Iolanda) Ti ricordi chi è il pontefice? Sai il nome del Papa che vive a Roma?

(Iolanda) Brunilde mi parlò del pontefice, Bonifazio VIII. La vecchia parlava poco, mi dava solo notizie vere ed importanti. Mi disse del papa, lo ricordo bene.

(Professore) Bonifazio, o Bonifacio VIII… Se non ricordo male è stato uno dei Papi più influenti del medioevo, del 1200 o 1300, credo… quindi, come sospettavo, la nostra signorina Iolanda è un po’ più lontana da casa di tutti noi. Ora capisco meglio anche le sue allusioni alle erbe curative e agli uomini che le volevano fare del male. (rivolgendosi sottovoce agli altri) Mi sa che la ragazza è stata sospettata di stregoneria…

(Martin) Medioevo! La situazione è davvero preoccupante, ancora più di quello che sembrava. Si sono confusi anche i tempi, oltre che i luoghi...

(Iolanda) Io non lo so chi siete, vi prego lasciatemi capire. (sospira e piange)
(Professore) Su, su, Iolanda, non abbatterti! Non ti preoccupare, ci capiamo poco noi in questa situazione, figurati tu. Antonio, tu che ci racconti di te? Mi sembri un uomo dei nostri tempi, vero?

(Antonio) Be’, guardando come siamo vestiti direi di sì, anche se la presenza di Iolanda che sembra provenire da tutt'altra epoca ci potrebbe far supporre che anche noi, per quanto più vicini, potremmo non essere del tutto contemporanei. Basterebbe però che ognuno di noi dicesse che giorno ritenga sia quello di oggi per poterci confrontare con precisione. Tuttavia c’è un piccolo problema, per quanto mi sforzi, io non riesco assolutamente a ricordarlo.

(Iolanda) Io non so dirlo, mi dispiace, ma che importanza ha? L’epoca in cui siamo finiti è senza tempo, senza risposta, né significato. Prima ero confusa ma ora sto cercando di riprendere le forze e la lucidità. Tutto sommato, io adesso sto meglio, sono finalmente libera dalle catene e non vedo più quelle fiamme che fino a poco tempo fa sembravano così vicine. Voi avete idea di cosa possa significare sentire l’aria intorno che si fa via via più calda? L’atmosfera che diventa asfissiante?


(Antonio) Forse Iolanda ha ragione quando dice che questo è un luogo senza tempo, tuttavia io non penso che quanto ci accade sia senza significato. Ho la sensazione di essere qui per un motivo, eppure più mi sforzo di svelare questo mistero, più sembro allontanarmi dalla soluzione…

(Professore) Magari sarebbe meglio accettare questa situazione senza farsi troppe domande sulla natura di questo posto, almeno per il momento. Se c’è un motivo importante per il quale noi, e proprio noi, ci siamo ritrovati qui, forse dipende dalla nostra natura… Iolanda è una ragazza di un altro tempo, esperta di erbe e di pozioni curative, Martin è uno scrittore, come me in fondo. Sono anch’io un letterato, ho pubblicato saggi e romanzi e tengo conferenze sulla scrittura e sull’arte. Che cosa ci accomuna? Tu, Antonio, sei un falegname, giusto? C’è qualcos’altro che ci vuoi raccontare di te? Tanto per capire i legami che ci uniscono...

(Antonio) Oh be’ proprio un falegname forse è troppo, lo faccio per divertimento, non come un vero lavoro, da quando sono andato in pensione. Mi piace lavorare il legno, è una materia viva, quasi ti parla, non puoi semplicemente piegarla alla tua volontà, devi studiarlo, capirlo e solo dopo puoi cominciare a tagliare, piallare, dipingere. Forse hai ragione credo di essere diventato un falegname…

(Iolanda) Antonio, come sei arrivato qui? Mi sembra di conoscerti ma non riesco a ricordare dove e quando ti ho incontrato. Forse, in realtà, non ci siamo mai visti ma ci sentiamo vicini per altri motivi? Che strano destino il nostro.

(Antonio) Per me è tutto confuso. Anche io sono certo di averti già incontrato, appena ti ho visto mi è venuto alla mente un ricordo di noi due persi in questa nebbia. E infatti l’ho detto, è la seconda volta che ti incontro, e conoscevo anche il nome. Ma ora in questo parco la nebbia si è almeno un po’ diradata, mentre quella nella mia mente sembra infittirsi. Anche i ricordi, anche i ricordi si intrecciano. Sono un falegname, lo so, ricordo gli strumenti e il profumo del legno, ma altri ricordi confusi vengono a galla, che non so neanche se siano i miei.

(Iolanda) In questo momento non credo abbia importanza riuscire a capire dove ci siamo già conosciuti, Antonio. Ora abbiamo bisogno tutti di trovare il modo di uscire da qui. Non lo pensate anche voi, Martin e Professore?

(Martin) Uscire di qui? Certo, la sola cosa che conta è tornare. Tornare… perché mi suona strano usare questa parola? Forse perché io non sono andato da nessuna parte. Mi sono trovato qui e non so cos’è questo qui e perciò che significato assume la parola “tornare” in questo contesto?

(Professore) Ma rimpiangete tutti così tanto la vita, la situazione in cui vi trovavate? Iolanda, per esempio, non credo, mi sa che sia più tranquilla e sicura qui, o sbaglio? E tu, Martin, a quali impegni inderogabili sei costretto a rinunciare rimanendo qui? Io penso che dovremmo vivere questo evento come un’esperienza nuova e insolita, forse un’occasione per vivere un’avventura inaspettata e, tutto sommato, non proprio sgradevole. Intanto ci siamo incontrati, e questo mi sembra già una cosa positiva. Conoscere persone nuove ed estranee al nostro solito ambito io lo considero importante.

(Iolanda) Io sono tranquilla adesso. Mi sento fra persone che non vogliono farmi del male, che non mi accusano, non mi legano e non accendono fuochi intorno a me.

(Antonio) Professore non avevo pensato alla cosa da questo punto di vista. Abbiamo la possibilità di vivere una situazione eccezionale in un mondo di cui non sappiamo nulla. E se invece di preoccuparci di tornare lo esplorassimo? Magari troviamo anche qualcosa da mettere sotto i denti...

(Professore) Hai ragione, Antonio, siamo stati qui fermi anche troppo a lungo. Ci sono molti sentieri in questo parco, scegliamone uno e incamminiamoci, ovunque ci porterà sarà sempre meglio che rimanere ad aspettare chissà che cosa. E, devo confessare, che anch'io inizio a sentire un certo languorino...

(Martin, rassegnato ma nello stesso tempo determinato, più di quanto non lo sia stato fino a quel momento) D’accordo. Anche perché mi sto convincendo che “tornare” sia impossibile: non è per nostra volontà che ci troviamo qui e non sarà per nostra volontà che potremo andarcene. Perciò anch’io credo con non ci resti altro da fare che cercare di conoscere meglio questo luogo.



(continua nel capitolo III)

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