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martedì 14 luglio 2015

Impressioni di lettura: Tess dei d'Ubervilles di Thomas Hardy



Quest'anno mi sono ripromesso di leggere qualche classico, ce ne sono tanti che mi mancano e vorrei colmare qualcuna di queste lacune.

Con questo spirito, e grazie allo spunto di uno dei gruppi di lettura di Goodreads, ho affrontato "Tess dei d'Ubervilles". È stata una lettura lunga, in parte perché il testo è corposo, in parte perché ero un po' preso dalle attività di scrittura e infine anche perché mi è risultato faticoso leggerlo.

Lo stile di scrittura, l'ambientazione, la trama stessa, tutto è antico. Da una parte è un'ottima occasione per esplorare quei tempi, quella società così diversa dalla nostra, per fare considerazioni su quanto i nostri discendenti potranno considerare ridicole le nostre attuali beghe, le considerazioni morali. Vedere appunto come l'etica e la morale condivisa cambino radicalmente nei secoli, a volte nei decenni, persino nell'arco di poche stagioni.

D'altra parte non sono riuscito ad appassionarmi neanche un po' in questa lettura. Scarso il feeling con i personaggi, quasi nulla mi è arrivato del pathos che forse animava chi leggeva questo libro nell'epoca giusta. Li intuisco, lo comprendo, lo vedo, ma non riesce a penetrare. Troppa distanza tra me e gli uomini e donne di quel secolo. Forse.

La tragedia di Tess è qualcosa che non riesco ad apprezzare, questo destino che incombe, al quale non si può fuggire, è una visione che non accetto. Per me, uomo moderno, il dramma discende dalle assurde infrastrutture mentali che imprigionavano Tess e Angel, non dal "destino beffardo". Il tempo mette a nudo questa verità superando le intenzioni dell'autore.

Lettura dunque che mi ha coinvolto più come finestra su un mondo che è scomparso che per altro. Non so se lo consiglierei, sicuramente non a un lettore alle prime armi.



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