Ormai è qualche mese che bazzico gli ambienti degli autori indie e se da una parte posso considerare l'esperienza positiva, sia nella componente umana che in quella di crescita personale, dall'altra devo riconoscere di essere stato colpito da un aspetto negativo.
Senza girarci troppo intorno, sto parlando dell'invidia.
Per fortuna non è un fenomeno predominante, ma non passa settimana che non ci sia un episodio che mi rammenti questa brutta qualità delle persone. Si va da recensioni negative non riconducibili a veri lettori, dai toni velenosi e stizziti, a commenti sardonici quando un indie ha quel minimo di successo. Bisogna riconoscerlo, tra di noi c'è un buon numero di rosiconi, gente che soffre quando qualcuno ha più successo di loro.
Eppure il buon senso dovrebbe spingerci verso il sentimento opposto. Un indie che trova riconoscimento, nelle vendite o nelle critiche, o infine perché adottato da una Casa Editrice, magari importante, rappresenta in fondo un successo per tutta la categoria. Aumenta di certo le possibilità che il nostro lavoro sia guardato dalla gente con un occhio più benevolo.
Senza contare il lato umano. Molto spesso è evidente che la stoccata, sempre anonima, viene da vicino, e fa quindi più male, perché è davvero triste pensare che una persona che riteniamo amica, o quanto meno collega, e con la quale dovremmo condividere una certa empatia, se ne sta invece in un cantuccio a soffrire per la nostra gioia, cercando di vendicarsi con qualche frase cattiva.
Perciò non mi rimane che augurare il massimo successo a tutti gli invidiosi, così che finalmente possano star sereni, e lasciare tranquilli anche noi, che senza particolari ambizioni, continuiamo a scarabocchiare le nostre pazzie su questi fogli di carta ormai virtuale.
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