martedì 1 settembre 2015

Impressioni di lettura: "Cari mostri" di Stefano Benni

Credo che le antologie di racconti brevi, in modo particolare quelle di un solo autore, siano tra le sfide più ardue per l'editoria italiana. Da una parte c'è l'oggettiva difficoltà di raggiungere un volume tale da essere degno di pubblicazione senza abbassare la qualità media del prodotto. Dall'altra c'è il poco amore che il lettore italiano riserva per questo genere letterario.

Basta leggere le recensioni a questa raccolta per capire quanto sia difficile essere apprezzati scrivendo short stories italiane. Da lettore che ama invece questo tipo di racconti e da persona che prova anche a scriverne, ecco di seguito la mia opinione, sia sull'antologia che sul modo di giudicarla da parte del pubblico.

Una premessa doverosa, anche se può sembrare strano questo è il primo libro di Benni che leggo.

In questo caso abbiamo venticinque racconti più o meno brevi. Già qui vorrei fare una considerazione. Mettere insieme un numero così consistente di storie, come si fa spesso in queste antologie, significa avere la certezza matematica che nessun lettore le apprezzerà tutte. Questa è forse la più grande maledizione delle antologie. Come lettore non ho fatto eccezione. Alcuni di questi racconti mi sono piaciuti parecchio, alcuni per niente, molti mi hanno lasciato tiepido. Credo sia una cosa del tutto normale e penso sia raro il contrario, ovvero apprezzare la gran parte dei racconti di una raccolta con la stessa passione.

L'effetto sulle recensioni e sulle valutazioni sintetiche è destinato ad essere pesante. Nel mio caso che giudizio dare? Quante stelle? Se cinque di questi venticinque racconti fossero capolavori assoluti e il resto fosse da buttare dovrei dare il massimo oppure fare una specie di media? Credo che il comportamento della gran parte delle persone sarebbe quello di mediare, quindi decisamente difficile ottenere buone recensioni con antologie di questo tipo.

Non so se andrò a cercare altri libri di Benni. Lo stile mi piace, in alcune storie e nella ricerca dell'assurdo, nello scombussolare un po' il lettore, somiglia alle modalità che anche io ricerco spesso nello scrivere. Il libro non mi è dispiaciuto anche non è tra quelli che in questo periodo ho apprezzato di più.

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