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lunedì 28 dicembre 2015

Impressioni di lettura: "Da parte di padre" di Marco Proietti Mancini

Credo che il sottotitolo di questo libro: "Nella vita di un uomo la storia di un paese" riassuma abbastanza bene il suo contenuto, ma sia al tempo stesso almeno un po' bugiardo. Perché le storie qui sono più di una e forse potremmo dire semmai "nella storia di una famiglia". Ma anche perché, seppure tramite i racconti che si susseguono si scopre il passato di Subiaco, in primo piano sono le vite delle persone, più che la storia dei luoghi.

È un libro sulle persone questo, sui loro sentimenti e il paese in cui sono immerse è certo Subiaco, ma potrebbe essere Grotte di Castro, da cui provengono i miei genitori, o un altro qualsiasi piccolo paese, borgo, cittadina. Sono storie uniche e al tempo stesso comuni. Ritroverete non le esatte azioni, ma di certo le stesse emozioni e sentimenti che anche i vostri nonni e bisnonni hanno provato. Perché l'acqua da andare a prendere, i panni da lavare a fiume, il fuoco nella stufa di casa, la durezza della terra, sono tratti che accomunano gran parte degli italiani e forse anche dell'umanità intera. 

Dunque leggerlo è un'avventura a doppio binario. Da una parte scorre un romanzo che descrive una precisa famiglia, un ben identificato luogo, dipinto con amore in ogni dettaglio. Dall'altra vi accorgerete di trovarvi a fare un parallelo con la vostra famiglia, con i vostri luoghi, con le vostre storie, e a scoprire che pur diverse non si allontanano mai troppo da quelle che vengono raccontate. Perché sono storie che descrivono un'epoca, un modo di vivere ed essere, ormai antico ma ancora non dimenticato, non da tutti almeno, e che il libro non fa altro che riportare alla memoria.

All'inizio devo dire di aver un po' bisticciato con lo stile di scrittura di Marco. Il suo ribattere, ritornare più volte sui gesti, sui luoghi, sulle parole, crea un ritmo strano, specialmente in alcuni punti, ma anche se mi è estraneo, funziona. Incalza, trascina. Trasmette sentimenti. Ansie, paure, orgoglio, la ritualità di gesti ripetuti da generazioni, da intere schiere di esseri umani per millenni e poi, nel giro di pochi decenni, smarriti. Funziona la prosa di Marco e dopo la sorpresa dell'inizio ti ci trovi dentro senza neanche accorgertene. Io so che non scriverò mai così, non è nelle mie corde di autore, ma come lettore lo apprezzo. Pur non essendo di Subiaco, pur avendo visitato quei luoghi solo alcune volte e mai a fondo, è facile trovarsi a immaginarli, grazie alle parole del libro, e ancora più naturale sovrapporli a simili luoghi vissuti personalmente.

C'è tanta roba in questo libro. È un romanzo, dice, e sì, certo lo è, ma lo potrei chiamare saggio, perché in qualche modo istruisce, divulga, conserva, costruisce memoria. È colmo di sentimenti, ma anche di storia, di giudizi, quelli dei personaggi e quelli dell'autore. Una bella lettura, che non stanca, che ti lascia alla fine con qualcosa in più. O forse, più semplicemente, riaccende braci che non si erano mai spente.

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