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venerdì 30 maggio 2014

Io edito, tu editi, egli edita

Avete finalmente messo la parola fine al vostro romanzo. Tirate un sospiro di sollievo.

Credete di aver finito? Adesso arriva il bello!

Ecco come Antonella Sacco, Roberto Bonfanti, Mario Pacchiarotti e Concetta D'Orazio illustrano la personale metodologia nella preparazione del testo per la pubblicazione.


Antonella Sacco

Roberto Bonfanti

Mario Pacchiarotti

Concetta D'Orazio


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Il Grande Scrittore Incompreso aprì impaziente il messaggio: l'editor che aveva ingaggiato aveva finito la prima revisione e in allegato c'era il testo del suo grande romanzo d'esordio commentato e corretto. Era soddisfatto, avrebbe presto potuto pubblicare il suo capolavoro.

Un paio di colpi di mouse e il programma di scrittura cominciò a caricare il documento. 

Pochi secondi ed ecco lì davanti ai suoi occhi la pagina con il titolo. Cominciò a scorrere il testo e si fermò immediatamente alla prima pagina. 

Un campo di battaglia medioevale sarebbe stato macchiato da meno sangue. Correzioni ovunque; intere frasi cancellate e sostituite; un muro di commenti che si succedevano sul lato del documento. Il Grande Scrittore Incompreso ne lesse alcuni e sentì il cuore che sprofondava: "Direi che il concetto qui era inutilmente ridondante: nella stessa riga troviamo 'vecchio', 'anziano' e 'decano'...". 

Fece un gran respiro, tornò con i piedi sulla terra e iniziò a lavorare...
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Ho voluto iniziare così questo articolo perché credo che, nel complesso processo di preparazione di un libro, sia proprio la fase di revisione del testo quella che più di ogni altra può segnare una differenza tra il mondo indie e quello tradizionale.

Quando si scrive la prima versione di un libro, se trascuriamo il non trascurabile dettaglio del tempo che si ha a disposizione, tutti gli scrittori seguono lo stesso metodo. Anzi no, ognuno segue il suo, ma in maniera del tutto indipendente dal fatto di essere un grande scrittore affermato che vive del suo lavoro, oppure uno sfigato come me che si diverte a scribacchiare qualcosa. Le differenze insomma non dipendono dallo status dello scrittore, ma dalle sue decisioni e disponibilità.

Quando però arriviamo al momento di rivedere il testo del libro ormai completo, la distanza tra i due mondi può diventare enorme.
Se si lavora con una casa editrice infatti, e in particolare se si tratta di un editore di un certo peso, e ancora di più se l'autore ha già avuto un buon ritorno di vendite, ci si trova a sottostare a una fase di editing e revisione molto complessa, lavorando con uno o più professionisti che analizzeranno parola per parola quanto scritto. Non si tratterà di una semplice revisione acritica mirata all'eliminazione di piccoli errori, refusi o imprecisioni. Anche la stessa struttura del romanzo, i personaggi, la trama, il flusso del racconto, tutto potrebbe essere messo in discussione.

Chi scrive sa, o può immaginare, quanto possa essere faticoso, anche doloroso, sottostare a una revisione di questo tipo, specialmente se non la si approccia con lo spirito giusto.

Noi indie al contrario, che non abbiamo una casa editrice alle spalle, dovremo cavarcela da soli: spendere tempo cercando di rivedere in proprio il testo fino a esserne soddisfatti; utilizzare qualche amico, possibilmente con la stessa passione, per ottenere una visione più critica della nostra; pagare un professionista che faccia un lavoro simile a quello sopra illustrato, accettandone le conseguenze.

Quest'ultima opzione spesso non viene utilizzata dagli autori indipendenti, sia per cronica mancanza di fondi, sia per una sorta di sottovalutazione del problema, e sia, infine, perché si tratta di qualcosa che può farci trovare di fronte a un esame del nostro lavoro non proprio facile da digerire.

Nonostante questo sono dell'opinione che si tratti di un'operazione davvero preziosa. La revisione autonoma rimane utile, anzi necessaria, ma al massimo, se siamo proprio bravi, potremo riuscire a ripulire il testo dai refusi, eliminare qualche errore e incongruenza, non molto di più. Già una revisione critica da parte di altre persone può rappresentare una via di mezzo utile, e la qualità del risultato dipenderà molto da quanto abile sarà la persona che ci aiuta.

Tuttavia un editor professionista avrà un approccio del tutto diverso. Non si lascerà deviare dall'affetto, come farebbe un amico, ma esaminerà il testo seguendo un preciso metodo di lavoro, mettendone in evidenza le debolezze, suggerendo miglioramenti, indicando parti ridondanti o poco efficaci. Non soltanto renderà migliore il nostro libro, ma aiuterà a crescere anche noi come autori. Il rapporto non sarà paritario: come autori saremo sempre noi a tenere in mano la barra, a decidere quali suggerimenti accogliere, e soprattutto come accoglierli. Sperimentare con più editor potrà essere utile, sia per valutare quale sia il più adatto a lavorare con noi, sia per ricevere opinioni diverse sul nostro lavoro.

La mia esperienza come autore è molto limitata, ma ho voluto da subito provare questa modalità di lavoro. L'immagine che apre l'articolo è proprio la prima pagina del racconto "Il Papa nuovo", pubblicato nel volumetto "Madre Terra". La mia reazione non è stata quella raccontata nell'introduzione dell'articolo, ma ammetto di essere stato colto da un attimo di panico quando ho aperto il file che Simona Gauri aveva preparato per me (e colgo l'occasione per ringraziarla del lavoro svolto). La cosa ha richiesto qualche soldo e un po' di lavoro, tuttavia considero positivamente il ritorno che ne ho ricevuto, soprattutto in termini di crescita. Simona ha messo in evidenza i miei errori ricorrenti, alcune debolezze, e mi ha aiutato a migliorare il ritmo del racconto. Non si trattava neanche del livello di editing più approfondito, ma di un livello intermedio, come concordato prima di iniziare il lavoro.

Tra non molto, spero, dovrò iniziare la revisione del mio primo romanzo, di cui spero di completare la prima stesura entro il mese di giugno, o comunque nell'estate. Dovrò decidere quindi se ripercorrere la stessa strada, passando dalle revisioni autonome a quelle di un amico, se ne trovo uno disponibile, e infine all'editing professionale. L'unico elemento di indecisione è la spesa, che per chi come me vende poco e niente rappresenta più un perdita secca che un investimento. Ma non ho dubbi sull'utilità del processo.

La prima stesura è un processo divertente, anche abbastanza veloce, avendo tempo da dedicarci. Non rimugino troppo, macino la storia e non perdo tempo in revisioni e revisioni durante questa fase. Certo rileggo, più che altro per rientrare nel flusso della storia, e se noto un refuso o un errore lo correggo, o cambio una frase se suona male, ma non è qualcosa di strutturato, lo faccio se mi capita, senza intenzione. Scrivo un po' come leggo, affamato di arrivare in fondo, come se la storia soffrisse nel rimanere dentro.

Gli articoli del blog non li rivedo quasi, sono uno sproloquio tra amici, gli errori se volete, trovateli voi, l'unica certezza è che ve ne sono :-)

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