Impressioni di lettura: "Agnes" di Antonella Sacco
Non ho mai incontrato Antonella, tuttavia ci conosciamo per mezzo della rete. Abbiamo parlato di tante cose in questi tre anni e più, quasi sempre di scrittura, ma anche, inevitabilmente, di quello che scriviamo e leggiamo. E non è davvero la stessa cosa. Un conto è l'atto, il mestiere di scrivere, l'altro sono le cose che diciamo, o cerchiamo di dire.
Mi piace Ant, come persona e come autrice. Ma qui è di quest'ultima che parlerò. I suoi libri, le sue storie, spaziano abbastanza tra i genere, e come sapete questo mi piace.
In questo caso, anche attribuire un genere può essere fuorviante. Qui abbiamo una ricerca, una sorta di investigazione. C'è un mistero da svelare, ma non ci sono morti, o reati, né polizia.
E seguendo Agnes che insegue il suo mistero ci cominciamo presto a chiedere se la storia parli di questa ricerca o di un'altra ben diversa e più intima missione.
Non credo di dire una bestemmia se chiamo questo scritto "romanzo di formazione", perché anche se è vero che di Agnes vivremo solo poche settimane, in questo lasso di tempo avviene una vera e propria rivoluzione. Ci sono temi che mi sono cari. Il superamento del dolore, la rinascita alla vita.
Non ci sono azioni travolgenti o colpi di scena esplosivi, ma c'è un impianto di racconto ben congegnato che senza scossoni ci conduce da una parte alla scoperta del mistero più materiale, quello sul misterioso pittore e la sua sconcertante biografa, e dall'altra dipinge sentimenti, paure e crescita della Agnes moderna, quella che senza capire bene perché, prende il treno e parte,
Una scrittrice indie godibile e profonda, un bel racconto che ci può far riflettere anche sulle nostre scelte di vita. Raccomandato.
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