Parlarvi di questo libro è complicato. Se dovessi agire d'istinto potrei liquidarlo definendolo: "Come fare del proprio disagio un mestiere". Una sintesi non molto lontana dalla verità, temo. Ma poiché vorrei che queste pagine, queste impressioni di lettura, siano utili a chi legge per capire se un libro fa al caso suo, o almeno per avere un barlume di intuizione su questo, allora mi prendo il tempo e lo spazio per spiegare per quale motivo considero questo come uno dei libri più inutili e meno piacevoli che io abbia letto in vita mia.
Sullo sfondo c'è un problema culturale. Io non sono giapponese e il mio carattere non è adatto ad apprezzare quella società, le sue norme e i suoi schemi sociali. Prendetelo come un dato di fatto. In questo rientra il fastidio che provo nel leggere consigli come quello di "parlare" con i propri oggetti e la casa ("buongiorno casa, sono tornato", "grazie scarpe per il buon lavoro di ieri", "grazie maglione per avermi scaldato"). Sono refrattario a questa roba, mi fa venire voglia di tirare il libro contro un muro. Naturalmente ci saranno persone che invece apprezzeranno. Queste però sono le MIE impressioni di lettura, e questo è quello che provo.
In secondo piano c'è lo stile di scrittura di questo libro. Per esprimere alcuni semplici concetti l'autrice costruisce una sequela defatigante di capitoletti che ripetono in forme e maniere diverse le stesse cose, più e più volte. In dieci pagine avrebbe potuto dire tutto, venti dai, voglio esagerare. Questo mi ha reso persino più difficile la lettura, già di sé fastidiosa per il contenuto che esprime.
Infine il problema vero e proprio. Questo libro non è diretto a me. L'autrice lo dice più volte nel testo: se state leggendo è perché volete fare ordine. In realtà la mia reazione alla lettura è una voglia irrefrenabile di scrivere un testo dal titolo "Il disordine felice".
Per apprezzare questo libro invece, dovete avere uno stato mentale particolare, essere cioè persone che soffrono perché non riescono a vivere in una casa che non sia perfettamente ordinata. Se rientrate in questa categoria, se vi viene l'angoscia vedendo roba ammucchiata, se allineate le matite sulla scrivania, raddrizzate i quadri, piegate a misura i vestiti. Se insomma avete un problema mentale che vi impedisce di essere sereni in un ambiente normale, allora il libro è stato scritto apposta per voi.
Adesso direte che sto esagerando, ma guardate che non sto parlando a vanvera, se pensate di essere ordinati quasi al limite del maniacale, beh, ripensateci, perché per Marie Kondo quasi certamente la vostra casa è ancora un gran casino da sistemare, dalla quale estirpare qualche decina di sacchi di roba da buttare.
Adesso direte che sto esagerando, ma guardate che non sto parlando a vanvera, se pensate di essere ordinati quasi al limite del maniacale, beh, ripensateci, perché per Marie Kondo quasi certamente la vostra casa è ancora un gran casino da sistemare, dalla quale estirpare qualche decina di sacchi di roba da buttare.
Qui non parliamo infatti di ordine. Qui parliamo di un metodo volto a ridurre al minimo possibile gli oggetti che si possiedono, per poi trovare ad ognuno un posto fisso e preciso in cui andrà collocato. Per tutti gli oggetti della vostra casa. Ognuno. Nessuno escluso.
Pensate di tornare a casa e buttare la borsa nell'armadio? Sbagliato. Dovete svuotarla di ogni cosa (temo che la Kondo non abbia mai visto il contenuto di una borsa di donna italiana) e riporre ogni singolo oggetto in essa contenuto al suo bravo posto predefinito. Ogni volta che tornate a casa.
E via così.
Non c'è dubbio che il suo metodo (buttare tutto quello che non ti fa battere il cuore) ha una certa efficacia nello svuotare una casa, e forse è anche vero che la gran parte di quelle cose non ci servono davvero. Ma buttare i libri che non abbiamo letto perché "tanto non li leggeremo mai"? Buttare le cartoline e le foto?
Alla fine l'idea che mi sono fatto di questa donna è quella di grande, enorme solitudine, una persona con chiari problemi fin dall'infanzia (ci racconta di come fin da piccola passasse il tempo a riordinare), una donna che a un certo punto del suo libro scrive una cosa come questa:
Non mi viene in mente nessuna gioia più grande dell'essere circondati dalle cose che amiamo.
Ditemi, a voi viene in mente una gioia più grande? A me sì, ringraziando il cielo. Per dire, basta cambiare in quella frase la parola cose con persone. E scusate se è poco.
Detto questo, cosa c'è di buono? Qualche consiglio sull'organizzazione dei cassetti, forse. Un approccio al buttare le cose che se preso in dosi omeopatiche potrebbe anche aiutare.
Ah sì. Se siete come lei, se vi manca il fiato quando vedete cose fuori posto e non riuscite ad esimervi dal riordinare anche quando siete a casa di altri, se sentite un bisogno compulsivo di mettere a posto, se già chiacchierate con le vostre scarpe e le sciarpe, beh allora questo è il vostro libro, compratelo, vi aiuterà.
Se non siete così, risparmiate i soldi dell'acquisto e il tempo della lettura.
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