Nelle mie intenzioni questa doveva essere una rilettura. Ho scoperto presto, invece, che a tutti gli effetti si trattava di una prima lettura. Questo perché da ragazzo ho sì letto questo libro, ma in una qualche versione ridotta per ragazzi, senza rendermene affatto conto.
È stata una lettura molto lunga e laboriosa. Diciamo la verità, l'eccitazione che ricordavo nel leggere Moby Dick non si è riproposta quando davvero l'ho letto. Possiamo parlare male delle riduzioni, ma questa a suo tempo ha avuto il pregio di farmi apprezzare la parte avventurosa della storia, rendendola più dinamica e passionale.
In questa seconda-prima lettura invece ho apprezzato altri aspetti. Qualcuno ha descritto questo libro, forse con intento dispregiativo, come una sorta di enciclopedia, di compendio sui cetacei. In effetti lo è, ci sono infiniti capitoli dedicati alla descrizione di questi animali, come erano conosciuti allora, così come lunghe dissertazioni e descrizioni sull'arte di cacciarla. Non mancano inoltre pagine dedicate alla spiritualità, al modo di vedere il mondo dei cacciatori e forse dello stesso autore. Questi contenuti possono alla lunga annoiare, e di certo impediscono al libro di avere un ritmo adeguato alla moda attuale. Tuttavia mi rendo conto che sono necessari per entrare in quel mondo e capirne il linguaggio.
La storia di Achab e della sua balena bianca incombe sempre, eppure bisogna aspettare di arrivare quasi in fondo per vederla finalmente precipitare, divenire azione, sangue e morte.
La storia che ho letto da ragazzo è ben diversa da quella che oggi ho scoperto. Era paragonabile in ritmo e passione a un Salgari o un Verne. Ma quella che oggi ho ritrovato parla di altro, in fondo. E le disgrazie folli di Achab sono solo un modo di creare la tensione necessaria a dare una spina dorsale al desiderio dell'autore di raccontare la vita dei balenieri, la bellezza delle balene, la solitudine e la grandezza del mare.
Se dovessi dare una valutazione con il metro di oggi, sarebbe poco lusinghiera. Pochi penso i ragazzi che affronterebbero questa lunga lettura senza arrendersi lungo la strada. Per me è stata una sorpresa e l'ho riletto con piacere, ma con una certa fatica. Mi piacerebbe capire se l'esperienza di lettura di altri è stata simile, se le lunghe dissertazioni hanno annoiato o conquistato, se la passione di Achab è riuscita a catalizzare la lettura o se si è un po' persa nel mare di parole in cui è stata immersa. Perché mi rimane in fondo l'impressione di non essere stato in grado di comprendere fino in fondo tutte le sfumature, il contesto, il mondo in cui questo libro è stato generato.
È stata una lettura molto lunga e laboriosa. Diciamo la verità, l'eccitazione che ricordavo nel leggere Moby Dick non si è riproposta quando davvero l'ho letto. Possiamo parlare male delle riduzioni, ma questa a suo tempo ha avuto il pregio di farmi apprezzare la parte avventurosa della storia, rendendola più dinamica e passionale.
In questa seconda-prima lettura invece ho apprezzato altri aspetti. Qualcuno ha descritto questo libro, forse con intento dispregiativo, come una sorta di enciclopedia, di compendio sui cetacei. In effetti lo è, ci sono infiniti capitoli dedicati alla descrizione di questi animali, come erano conosciuti allora, così come lunghe dissertazioni e descrizioni sull'arte di cacciarla. Non mancano inoltre pagine dedicate alla spiritualità, al modo di vedere il mondo dei cacciatori e forse dello stesso autore. Questi contenuti possono alla lunga annoiare, e di certo impediscono al libro di avere un ritmo adeguato alla moda attuale. Tuttavia mi rendo conto che sono necessari per entrare in quel mondo e capirne il linguaggio.
La storia di Achab e della sua balena bianca incombe sempre, eppure bisogna aspettare di arrivare quasi in fondo per vederla finalmente precipitare, divenire azione, sangue e morte.
La storia che ho letto da ragazzo è ben diversa da quella che oggi ho scoperto. Era paragonabile in ritmo e passione a un Salgari o un Verne. Ma quella che oggi ho ritrovato parla di altro, in fondo. E le disgrazie folli di Achab sono solo un modo di creare la tensione necessaria a dare una spina dorsale al desiderio dell'autore di raccontare la vita dei balenieri, la bellezza delle balene, la solitudine e la grandezza del mare.
Se dovessi dare una valutazione con il metro di oggi, sarebbe poco lusinghiera. Pochi penso i ragazzi che affronterebbero questa lunga lettura senza arrendersi lungo la strada. Per me è stata una sorpresa e l'ho riletto con piacere, ma con una certa fatica. Mi piacerebbe capire se l'esperienza di lettura di altri è stata simile, se le lunghe dissertazioni hanno annoiato o conquistato, se la passione di Achab è riuscita a catalizzare la lettura o se si è un po' persa nel mare di parole in cui è stata immersa. Perché mi rimane in fondo l'impressione di non essere stato in grado di comprendere fino in fondo tutte le sfumature, il contesto, il mondo in cui questo libro è stato generato.
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